Ag2R La Mondiale, la storia di Oliver Naesen: “Facevo le consegne per una lavanderia e mi allenavo di sera: essere professionista è un sogno”
Non proprio la tipica storia da predestinato. E anche molto lontana da quella, molto diffusa di questi tempi, del giovane fenomeno che a 20 anni sbarca nel World Tour. Oliver Naesen è uno di quei professionisti che il posto fra i grandi se l’è davvero sudato, continuando a crederci anche quando le cose sembravano proprio non funzionare. A raccontarlo è lo stesso belga, che ha aperto il cassetto dei ricordi, tornando ai momenti, neanche troppo lontani, in cui faticava ad eccellere nel mondo del ciclismo. Poi, un “incrocio” dopo l’altro, il panorama della vita sportiva del 29enne di Oostende è completamente cambiato.
“Da Juniores e Under 23 non ho mai vinto niente. Neanche una gara – il racconto di Naesen – All’inizio mi dividevo fra il ciclismo e l’università. Quando mi allenavo, però, mi dicevo che in quel momento avrei dovuto studiare, anche perché a scuola non ero proprio brillante… Quando studiavo, mi mancava la bicicletta. Stavo facendo due cose a metà e non stavo concludendo nulla. Quindi, ho fatto la mia prima scelta”. Che è stata quella di lasciare gli studi e di iniziare a lavorare .
“Nel 2012 (a 22 anni – ndr) ho iniziato a fare le consegne per una lavanderia industriale. Mi svegliavo tutti i giorni alle cinque del mattino e tornavo a casa alle 16.30 – le parole del belga, secondo alla Milano-Sanremo 2019 – Nella restante parte della giornata, mi allenavo. Ho deciso in quel momento di dare il massimo per il ciclismo: mi sono trovato un allenatore e ho iniziato a migliorare. Certo, non era facile fare 10 ore di lavoro e poi farne 4-5 in bicicletta. Mi capitava di essere fuori per gli allenamenti anche di sera tardi. Inoltre, c’era anche la mia ragazza… Ricordo che avevo una ventina di giorni di ferie a disposizione durante l’anno e che a maggio li avevo già finiti: li usavo per andare alle corse o per fare qualche periodo prolungato di allenamenti”.
Naesen ricorda di aver partecipato a un Giro del Belgio, da dilettante, nei giorni di ferie dal lavoro: “E alla fine della corsa pensavo: ‘Io domani devo andare al lavoro svegliandomi alle 5, mentre i professionisti chissà a che ora si sveglieranno…’. Li invidiavo molto. Avevo poche speranze di farcela: in Belgio se a 22 anni non sei ancora professionista, spesso hai finito di correre. Mi rimaneva il sogno di partecipare ai Campionati nazionali da dilettante. Poi, però, sono stato fortunato: mi sono messo in luce nelle corse giuste, dove c’erano le persone giuste. E la mia carriera ha svoltato”.
“Ricordo che ho iniziato la mia prima Omloop Het Nieuwsblad, nel 2015, dicendomi che sarebbe andata bene se fossi arrivato nei primi 30 o comunque nel gruppo immediatamente dietro quelli che si sarebbero giocati la vittoria. Andò così (Naesen fu 31esimo… – ndr) e da lì poi è andato tutto velocissimo. Prima il passaggio alla Topsport Vlaanderen, poi, nel 2016, quello alla IAM Pro Cycling, che era una squadra World Tour. Quando sono arrivato lì, mi sono detto: ‘Ma come è successo tutto questo?’ Era un sogno”.
Poi, la storia si fa recente. La IAM chiude in quella stessa stagione e l’Ag2R La Mondiale di Vincent Lavenu, per cui corre ancora adesso e con cui ha appena rinnovato il contratto fino al 2023, lo cerca perché ha “bisogno di un corridore che porti punti nelle classiche di un giorno, visto che non ne abbiamo”. Adesso, a 8 anni di distanza dalle giornate passate sul furgone delle consegne, l’ex fattorino Naesen è uno dei corridori di riferimento di tutto il panorama mondiale per le classiche di un giorno.
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